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sabato 3 dicembre 2011

Prigionieri ciechi

Ogni mattina svegliarsi con la stessa cosa da fare. Ogni mattina dirigersi verso il luogo prestabilito.
Ogni giorno compiere gli stessi gesti. Ogni giorno pronunciare le stesse parole.
Ogni sera tornare nello stesso luogo. Ogni sera prepararsi per la mattina che verrà.
Unicità, singolarità, differenza, individualità sono solo un'illusione. C'è qualcuno che ha attaccato sulle nostre teste fili invisibili, collocati a loro volta a delle mani potenti, enormi, invincibili. Siamo sotto il controllo di un potere che non conosciamo. Ci illudiamo, credendo di fare scelte diverse dagli altri, di essere unici, che la nostra vita sia irripetibile, che nessuno sia uguale ad un altro.
Ebbene, non è così. Siamo una massa indistinta in grado di non scegliere davvero: abbiamo solo la possibilità di selezionare ciò che ci piace entro i limiti che qualcuno ha già stabilito.
Il mondo è una trappola. L'uomo è il suo prigioniero eterno, un prigioniero felice, stolto, che crede con tutto se stesso di essere libero, che non vede.
Il carnefice? Nessuno può conoscerlo, ma possiamo trovarlo tutti: basta solo guardarsi allo specciho.
Siamo vinti e vincitori di noi stessi.
Quando vi sveglierete?

giovedì 20 ottobre 2011

Sola

Tutto da sola. Ho visto un libro che aveva questo titolo. E' stato scritto da una donna di cui non ricordo il nome. Incuriosita, ho sfogliato le pagine di quel piccolo volumetto bianco. Parlava di madri, di amori, di scrittura.
Come diventare una scrittrice. Sì, c'era scritto anche questo. E continuava: "La prima cosa da fare è provare sulla propria pelle la sconfitta". Non erano proprio così le parole, ma il senso della frase era quello...
Tutto da sola... Sono le parole  che mi riecheggiano nell'anima, come una campana nelle fredde mattine domenicali, quando il sole si è da poco svegliato.
Sì, però, è normale sentirsi soli quando si scrive. E' il momento della creatività, della fantasia, della fusione del tuo corpo col mondo. Nessuno può capire cosa si prova a far vibrare le cordi musicali della parola se non l'ha mai fatto. Scrivere rende soli. Ti isola. Ti esclude. La cosa migliore è che ti fa sentire bene, ti fa sentire unica e speciale.
In verità, è la cosa peggiore, perché quando torni alla realtà, quando chiudi le tue ali del pensiero e ritorni sulla Terra, ti rendi conto che tu non sei nessuno, che niente ti aiuterà, che niente ti farà sentire bene o a casa. Capisci che tu non sei la protagonista dell'azione, non potrai mai mescolarti in mezzo agli altri. Puoi solo renderti invisibile, perché tu sei la spettatrice di mille film diversi dove l'attrice principale con il suo lieto fine non sei tu.
Poi c'era un altro capitolo. Parlava di madri. Come parlare a tua madre. Sarebbe davvero bello avere qualcuno che ti consiglia cosa è bene dire o tacere. Non è così facile, soprattutto se le persone cominciano a cambiare. Allora l'amore sparisce. Il cordone ombelicale si spezza. E tu amaramente capisci di essere sola. Non hai un padre, non hai una madre e sai che c'è bisogno di agire. Ti guardi allo specchio e vedi un volto giovane e degli occhi bambineschi, ma ti convinci che il momento delle favole deve finire, che adesso sei tu l'adulta, che tanto prima o poi doveva succedere, che meglio prima che poi, che da ora in poi sarà più dura, perché lo sai... Sai che sei sola.
Amore. Non sai cosa sia. Poi lo incontri, lo provi. L'hai trovato, pensi. Tra un paio di braccia è tutto un po' più semplice. E' un calore piacevole di cui sei stata a lungo privata. Allora ti abbandoni, sogni. Lo sogni. Giorno e notte. Lo pensi. Notte e giorno. E poi arriva il pianto, la ricerca di un aiuto, perché ti ama e ti può dare una mano...
"Non posso".
E cadi nel baratro di pensieri e angosce. Nemmeno le persone che ti ameranno e ti vorranno bene saranno in grado di aiutarti. Così va. In un certo modo l'hai deciso tu, cominciando a scrivere.
Hai deciso di essere sola.





giovedì 13 ottobre 2011

Senza fiato



Ogni volta mi vengono i brividi...

Voglio condividere queste emozioni con chi sta leggendo questo post.

Io mi sento incredibilmente sola e abbandonata, quando ascolto queste note graffianti e queste voci urlanti di dolore. Capisco che il dolore non sarà mai cancellato dal corpo dell'uomo, proprio in quanto uomo. Il dolore può portare alla redenzione e alla maledizione.

Il dolore può essere sia condanna che salvezza.


Sta a noi scegliere.

venerdì 7 ottobre 2011

Frida

Non so se conoscete questa pittrice straordinaria. Il suo nome è Frida Kahlo, nata il 6 luglio 1907 e morta il 13 luglio 1954. Era affetta da spina bifida, una malattia che colpisce le vertebre. A 17 anni ebbe un grave incidente, in seguito al quale dovette stare per un lungo periodo completamente ingessata e a letto. Riprese a camminare, anche se con continui dolori. 


Era una donna di straordinaria forza e crudezza. Non amava le adulazione e ha affrontato la sua vita con coraggio, a testa alta e col sorriso. Solo nei suoi dipinti traspare il suo vero essere, il suo dolore. 







Vi invito a informarvi un po' sul suo conto e a guardare l'ultimo film sulla sua vita, "Frida".
Io trovo che sia crudamente meravigliosa.

martedì 4 ottobre 2011

Un dolce ricordo


Un dolce ricordo


“Potresti crederci? È passato così tanto tempo… E ora sei qui.”
“…”
“… Sai…. Ti ho pensato. Tanto. Ho continuato a pensarti per tutti questi lunghissimi anni… spesso…”
“…”
“Mi sei mancato, sai? Quando ero sola pensavo al tuo calore e quando ero costretta a dormire sola, prendevo la tua camicia e l’abbracciavo, l’annusavo…”
“La mia camicia?”
“Sì… Ah, già… Ti ricordi quella sera? Pioveva e faceva freddo e tu mi regalasti la tua camicia, quella celeste.”
“Ricordo…”
“La tua colonia era buonissima. Ormai è passato tanto tempo, ma alcune volte posso ancora avvertire il tuo profumo…”
“…”
“Perché non dici niente? Non ti sono mai venute in mente le nostre serate? Le nostre giornate? Io sì… E non immagini nemmeno quanto io sia felice di vederti. Sei ancora bello…”
“Grazie.”
“Io, invece, ho preso qualche chilo. Lo sai, no? Mi sono sposata con… con…”
“Lo so con chi ti sei sposata. Ti ho visto.”
“Mi hai visto? Che significa?”
“Ho assistito al tuo matrimonio. C’ero anch’io.”
“Ah… ah… Io… io… non sapevo che…”
“…”
“Perché eri lì?”
“…”
“Mi amavi?”
“Non intendo darti alcuna spiegazione, dato quello che hai fatto tu.”
“…Ti ho aspettato, ma tu non ti facevi vivo… non mi chiamavi…”
“…”
“Perché sei così arrabbiato con me?”
“Cosa dovrei fare? Dovrei fare finta di essere felice? Dovrei essere contento?”
“Sì…”
“Perché?!”
“… Perché… perché io sono felice di vederti!”
“!...”
“… Perché sei così arrabbiato? Non capisco! Dopotutto anche tu hai una famiglia! Anche tu hai dei figli!”
“…”
“…”
“Non piangere… per favore…”
“Non puoi comandarmi a bacchetta… Come posso smetterla così?”
“… Non piangere… ti prego…”
“Perché non dovrei? Ti ho rivisto e sono felice, ma tu sei così lontano da me! Tu sei così distante…!”
“Perché… altrimenti.. finirei per stringerti a me. Ho una moglie, ho due figli e con loro tre mi sento soddisfatto e felice. Sono la mia vita. Vederti, però… ha fatto rifiorire vecchi sentimenti, i quali credevo repressi all’interno del mio cuore e, ormai, morti. In verità erano solo nascosti in un cassetto e adesso che l’ho aperto… No… non posso stare ancora qui, con te… Ricordo ogni momento, ogni istante… Vorrei… vorrei dirti cose… che…”
“Perché no? Dimmele, ti prego… Cerca di dire qualcosa e di farmi vivere ancora una volta. Da quando mi sono sposata sono morta. Non vivo più. La mia vita è grigia, non ho un lavoro e, forse, è troppo tardi per trovarmene uno. Ho dato la mia vita a mio marito e ai miei quattro figli. Gli ultimi due hanno quattro anni… sono gemelli. Ma non vivo più. Non so più cosa significhi respirare l’aria pura, passeggiare per le montagne e volare con la fantasia. Tutto si è spento dentro me. Sono invecchiata. Sono ingrassata. Non sono più nessuno… Io riesco a vivere solo se vivono gli altri, come il Sole illumina la Luna o la Terra. Sono un pianeta freddo, circondata da corpi celesti meravigliosi, i quali brillano di luce propria…”
“Non è così. Tu sei una piccola stella, che non si scorge subito, ma che è la più luminosa di tutte. Sei ancora bellissima. Ti ricordo ancora con l’abito bianco e speravo di vederti affianco a me, pura, come un giglio.”
“… Grazie…”
“Adesso devo andare.”
“Aspetta! Non ti penti di aver sposato l’altra donna? Io sì… tantissimo…”
“No… perché voglio che tu rimani così: un dolce ricordo.”

(Questo racconto è stato pubblicato nell'Antologia della collana Minimal dell'Ibiskos Editrice Risolo)

sabato 1 ottobre 2011

Paradise






Quando era solo una ragazza
Si aspettava il mondo
Ma è diventato fuori dalla sua portata
Così è scappata via nel sonno.
Aveva sognato il paradiso
Paradiso
Paradiso
Ogni volta che chiudeva gli occhi


Quando era solo una ragazza
Si aspettava il mondo
Ma è diventato fuori dalla sua portata
E i proiettili presi sui denti.
La vita va avanti
Diventa così pesante
La ruota distrugge la farfalla
Ogni lacrima, una cascata
Di notte, la tempestosa notte
Lei chiudeva gli occhi
Di notte
La tempestosa notte
Volava via

Sognò il paradiso
Paradiso
Paradiso

Aveva sognato il paradiso
Paradiso
Paradiso

Ancora stesa sotto cieli burrascosi
Ha detto oh oh oh oh oh
So che il sole dovrà sorgere.

giovedì 29 settembre 2011

Racconto

La storia che sto scrivendo sta proseguendo benissimo! E sono così emozionata! >.< Non vedo l'ora di farla leggere a qualcuno e di sentire cosa ne pensa! Devo ringraziare soprattutto Einaudi e le sue stupende canzoni... Mi ispira davvero tanto! Come la sua musica è ricca di sentimenti ed emozioni, anche la mia storia lo è ed è per questo che mi sembra che le due cose coincidano così bene!
Oddio, non vedo l'ora di finirla e di andare a vedere come va a finire!
Lorenzo e Katia seguiranno il loro destino.
Spero che un giorno anche tu, che stai leggendo questo post e hai visitato per caso il mio blog, potrai apprezzare ciò che ho da dare e le vicende dei miei personaggi.
Lo spero con tutto il cuore e farò di tutto per farlo.

giovedì 22 settembre 2011

Sulla scrittura


"Ho pubblicato il mio primo libro (e per ora unico) i primi giorni di dicembre del 2007, quando mi stavo accingendo a frequentare il secondo anno di liceo classico e, quindi, avevo solo 15 anni. Per me fu qualcosa di davvero importante, che mi diede un po' di stima in me stessa. Infatti, il mio professore di italiano mi aveva presa di mira e ogni giorno mi diceva che io non sapevo parlare, non sapevo scrivere e che i miei sogni riguardanti la scrittura non si sarebbero mai realizzati.
La notizia della futura pubblicazione fu un fulmine a ciel sereno.
Partecipai alla manifestazione "Più libri più liberi" di Roma di quello stesso anno con molta timidezza e a febbraio del 2008 presentai personalmente il mio racconto, "Un angelo accanto a te", ad Empoli. Ricordo benissimo che mi tremava la voce e che mi sudavano tantissimo le mani.
Ho sempre sognato di fare questo: di scrivere. Ricordo che la prima volta che presi carta e penna avevo 8 anni. Non ricordo di preciso di cosa parlai, ma da quel momento, inventare storie, fare disegni affianco e pensare "alla vita degli altri" è diventato un passatempo, un divertimento, una distrazione molto piacevole, che non mi ha mai più abbandonata.
Io credo che la parola abbia un forte potere. Credo che ogni parola abbia una sua precisa sfumatura e che quindi bisogna riflettere prima sul significato delle parole e poi sul significato di quello che si vuole dire. Per me scrivere non è solo sognare, fantasticare, vivere una vita parallela, provare emozioni, piangere e ridere assieme ai propri personaggi, ma è anche comunicare un messaggio e far conoscere un pezzettino di sé stessi.
Mi piace quando gli altri leggono ciò che scrivo, perché per me un racconto è un piccolo dono, è un frammento del mio animo e del mio cuore.
Il mio desiderio più grande è che la gente apprezzi ciò che ho da dare."


(Questo testo è stato pubblicato sulla Home Page della mia casa editrice, Ibiskos Editrice Risolo)

martedì 20 settembre 2011

Sirena

Mi piacciono le favole. In generale mi piacciono le storie, di qualsiasi genere esso siano.
La mia favola preferita è quella della Sirenetta.



Mi piace l'idea di una persona che per l'amore di qualcun altro è disposta a sacrificare tutto: la coda, il proprio mondo, le amicizie, la famiglia. La Sirenetta si incammina in un mondo ostile, quello umano, dove compie i primi passi con incertezza e ingenuità. Rinunciando al proprio essere animale, si condanna ad un destino infelice: rinunciare al suo amore e salvare la propria vita oppure rinunciare alla propria vita e salvare il suo amore.


E' una scelta estremamente importante.
Io posso immaginare i pensieri della piccola innamorata: "Se lo uccido, potrò continuare a vivere. Ma che esistenza dovrò affrontare da ora in poi senza di lui? Sento già che il mio cuore comincia a smettere di battere, sento già che il respiro mi manca, sento già che i muscoli mi cedono al sol pensiero. E' stato un mio sbaglio. E' stata tutta colpa mia. Perfino le mie sorelle hanno donato i loro capelli alla Strega del Mare per potermi salvare... Loro hanno deciso di salvare me, coloro che amano. E io amo lui".
Alla fine, la piccola sirena lascia che il coltello le cada dalle mani, si avvia verso la spiaggia e scompare nelle acque diventando spuma marina.


E' una storia densa di significati e di sentimento. E' per questo che la amo così tanto: la Sirenetta ha avuto il coraggio di amare.

lunedì 19 settembre 2011

Pioggia

Stanotte è piovuto per tutto il tempo. Dato che stamattina comincerò l'università, ero talmente emozionata che non riuscivo a chiudere occhio. Ero sdraiata sul letto e mi giravo e rigiravo come una trottola impazzita. Alla fine mi sono alzata, ho acceso il pc e ho aperto un file di Word.
Come mi capita in queste occasioni, fiumi di parole mi sono uscite dalle dita, cadendo sulla tastiera. Ho cominciato a scrivere con il cuore che mi batteva all'impazzata. Quando, poi, gli occhi hanno cominciato a chiudersi, non sono riuscita a smettere. Dovevo finire!
Sto scrivendo la storia di un ragazzo, che si chiama Lorenzo. Voglio finirla, perché lui deve fare certe cose! Lui le deve provare, deve sentirle! A volte mi rendo conto che sto vivendo emozioni attraverso i suoi pensieri ed è bello, perché non ho mai scritto qualcosa dal punto di vista di un ragazzo. Intanto il racconto, che, naturalmente, non è finito, è stato letto dal mio migliore amico e dal mio ragazzo. A tutti e due è piaciuto molto ed è un sollievo, dato che il mio ragazzo ha sempre detto che non gli piace leggere!
La pioggia, in qualche modo, mi ha ispirata. L'adoro.
E' una di quelle cose che ha mille sfaccettature: la pioggia è acqua e quindi è pura e ripulisce ogni cosa, purga la città dalle cose brutte; ma è anche nera, può essere sporca e quindi macchiare, fermare, impedire.
La natura è davvero un bel mistero, ma è la cosa più bella che ci sia al mondo.

sabato 17 settembre 2011

La mia prima presentazione

Il libro fu pubblicato nel dicembre 2007, ma il 15 febbraio 2008 avvenne la mia prima presentazione del racconto. Mi tremava la voce e le mani, ma volevo continuare a parlare di me e delle scrittura. Ed eccomi là, seduta a parlare. In verità cercavo di guardare il meno possibile le persone che mi stavano guardando, perché mi vergognavo da morire Ero contenta della mia pubblicazione, per me era già un gran successo. In quel momento pensai che scrivere sarebbe stata l'unica cosa che io avrei fatto fino alla fine dei miei giorni. La scrittura non mi avrebbe mai abbandonata.

Giappone


Un giorno vorrei trovarmi là, su quel ponte, ad osservare gli alberi di ciliegio in fiori e ad annusare l'aria asiatica di questo paese incredibilmente bello. Vorrei indossare un kimono, mettermi la cera bianca, colorarmi le labbra di rosso, acconciarmi i capelli in modo perfetto e camminare tra le strade di Tokyo con la mia camminata forzata ma elegante e farmi notare con il mio bellissimo kimono di seta decorato.

Il Giappone è un paese affascinante. La cosa che mi attrae di più di esso è che è radicato alle tradizioni, al vecchio, al passato, che non riesce a dimenticare, ma con la mente è avanti nel futuro ed è così avanzato anche tecnologicamente che risulta difficile superarlo.
Questo paese mischia la rude tecnologia, la rude elettricità ed economia, alla sensualità delle cose vecchie e al mistero che le avvolge.
E' per questo che vorrei tanto essere nata lì, perché il mio animo si sente affine con la mentalità e la cultura di un paese di cui molti hanno ancora molti punti interrogativi da risolvere.



venerdì 16 settembre 2011

Pensieri

Mi è difficile capire le altre persone a volte. Mi è difficile capire come le altre persone possano essere così superficiali e prive di buon senso, a volte. Mi è difficile comprendere come le persone possano cambiare così, da un momento ad un altro.
Conoscevo una persona che aveva un gran cuore e che ci sapeva fare con le persone. Tutto d'un tratto è cambiata, le nostre strade si sono divise e questa persona ha cominciato ad avere modi e atteggiamenti sempre più negativamente accentuati.
Non so cosa possa aver fatto cambiare lei in modo così drastico, ma è successo e io non posso certo farci niente. Tuttavia, anche se non fa più parte della mia vita, mi dispiace vederla così: è diventata superficiale, egocentrica e si è creata un personaggio che si eleva al di sopra di tutti e critica chiunque e qualsiasi cosa lei non conosce o rinnega.
Io credo, a tal proposito, che è importante ascoltare, apprezzare e rispettare il pensiero altrui. Altrimenti non si finirebbe nella monotonia e nella banalità? Rispettare gli altri è il primo passo per il buon vivere e soprattutto per il buon senso. Avere delle regole non significa avere dei limiti o delle catene, ma saper essere più liberi di tutti. Questo è il mio pensiero.

La mia prima pubblicazione

Accadde nel 2007 ed ero davvero emozionata. Scrissi questo racconto nell'estate del 2005 e due anni dopo decisi di mandarlo ad un concorso di una casa editrice. Per me fu la cosa più bella che potesse accadermi e ho ricevuto moltissimi complimenti.
E' stato un peccato che io non mi sia potuta dare da fare al riguardo. I miei genitori non mi hanno sostenuta fino in fondo e sono rimasta nell'oblio. Ho perso fiducia in me stessa, anche se continuavo a comporre qualcosa. 
Ora che ho 19 anni, ho voglia di dire la mia e di ricominciare a sognare.